Lo smart working o lavoro agile è, secondo la normativa vigente, è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita, in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.
Partiamo dall’inizio, così poco compreso: non è lavoro agile la prestazione lavorativa che abbia sostanziali vincoli di luogo di lavoro, perché se sei libero di fare lavoro agile un giorno alla settimana chiedendo autorizzazione una settimana prima, la libertà è poca e i vincoli sono tanti.
Per quanto si voglia essere flessibili, ci sono attività che richiedono la presenza in un certo luogo e in un certo tempo: poniamo per esempio che si faccia formazione in aula per i clienti: senza dubbio è possibile preparare il materiale del corso ovunque; già possiamo avere qualche problema sul tempo di esecuzione, perché se è vero che possiamo anche ipotizzare un lavoro asincrono nel tardo pomeriggio dopo essere tornati dal mare, è altrettanto evidente che sarà necessario condividere ciò che abbiamo fatto dapprima con i colleghi – che hanno pure loro la propria vita, i propri impegni, il proprio lavoro agile – e poi con i clienti – che hanno la propria vita, i propri impegni e, inoltre, pagano a fine mese, il che non è poco.
È quindi necessario innanzi tutto stabilire, già nell’accordo tra il datore di lavoro e il lavoratore, che ci sono alcune peculiarità o alcune attività specifiche nell’esecuzione dell’attività lavorativa che non si prestano ad alcuna forma di libertà di orario o di luogo; insomma che ci sono fasi o cicli o attività che semplicemente non sono e non possono essere in alcun modo lavoro agile.
Per il resto ci si può e si deve organizzare; la tecnologia non è proprio facoltativa, come la norma vorrebbe far credere: è essenziale. Significa che gli strumenti applicativi necessari devono essere tutti disponibili e funzionanti, così come l’accesso alle informazioni, così come la necessaria connettività dati. Si può essere un’isola per qualche ora, forse qualche giorno; poi senza connessione con i dati e con gli altri, non è più lavoro che nobilita, bensì è solo sofferenza.
Nell’organizzarsi, bisogna considerare che il lavoro agile richiede la costruzione di ponti e non invece appunto la solitudine di un’isola. Non si lavora mai da soli, se non per brevi periodi. Si lavora sempre con gli altri nel raggiungimento degli obiettivi; soltanto nel confronto con gli altri si impara, si sbaglia, si corregge, si è più efficienti. Pensare quindi che non vi siano davvero vincoli di orario è altrettanto sbagliato. Tutto questo senza considerare i clienti, che pure hanno diritto di parlare con noi e magari non sanno neppure cosa sia il lavoro agile nella propria azienda.

“Lavoro agile è la capacità, che si impara nel tempo se l’azienda lo permette, di comprendere dove e quando sia meglio svolgere ciascuna attività; ci sono cose che si possono fare meglio con la concentrazione e con la tranquillità di una terrazza sul mare; ci sono altre cose che per cortesia professionale e per rispetto per gli altri vanno fatte insieme agli altri, magari in collegamento video; ce ne sono altre che beneficiano enormemente del confronto di persona, perché la comunicazione non verbale è tanto importante quanto la comunicazione verbale, come succede quando vogliamo trasferire conoscenze e imparare dagli errori. Se così non fosse, avrebbero già chiuso le scuole e saremmo tutti davanti ad uno schermo”.
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Noi lavoriamo agile dal 2018, eppure non smettiamo mai di imparare come lavorare meglio e agili; ci proviamo, impariamo; proponiamo idee; adottiamo soluzioni, anche tecnologiche; snelliamo i processi, soprattutto comunichiamo tra noi. Il nostro smart working sta tutto nella nostra testa e non su un pezzo di carta.