Nell’immaginario collettivo consulenza e impegno sono termini che potrebbero essere accostati per formare un ossimoro. Tanti anni fa girava un disegno che rappresentava la consulenza come una gara di canottaggio: era un quattro-con e il consulente – lo intuite da soli – faceva il timoniere, mentre a remare era il cliente. Faceva sorridere.
Scegliere di chiamarsi #operàri e fare consulenza è stata la cosa più naturale del mondo; voleva affermare una semplice verità, quella che ritiene che esista un solo modo di fare le cose: lavorare e con impegno. Che poi non sarebbe neppure necessario precisarlo, perché non dovrebbe esistere un modo diverso di intendere il lavoro. Persino a scuola, quando sei ragazzo, te lo ripetono sempre: “Impegnati e i risultati arriveranno”. Con serietà e costanza, si possono raggiungere i migliori risultati.
“L’impegno del consulente è, innanzi tutto, nella dedizione per lo studio: e non soltanto nei primi anni di lavoro – che sono senza dubbio quelli in cui ci si forma più rapidamente – ma anzi anche e soprattutto più avanti negli anni, perché in ciò si caratterizza la nostra professione”.
Forse sfugge a molti, ma la principale aspettativa del cliente è che il consulente ne sappia di più del cliente stesso, con riferimento alla propria specializzazione; nel tempo, finirà per saperne molto anche dell’attività del cliente stesso, ma il minimo sindacale è che il consulente conosca la teoria, sia curioso verso le novità, adotti con serietà metodi e strumenti, a regola d’arte, potremmo dire.
È un impegno costante, nascosto, serio, certamente non immediatamente produttivo di risultati visibili; rappresenta le fondamenta della bottega del consulente. È tuttavia soltanto metà dell’opera.
Il consulente, certamente, consiglia. L’impegno necessario nella fase attuativa della nostra professione è orientato al trasferimento concreto delle nostre conoscenze al cliente, che tuttavia devono essere adattate alla specifica cultura organizzativa. In altri termini, l’impegno che è richiesto deve attivare ed agevolare il raggiungimento di risultati presso il cliente; non ci sono scorciatoie. Non si lavora riciclando i documenti e cambiando solo il logo, perché così si fa solo carta che finisce in un cassetto. Non si è di aiuto a nessuno se si fa un mero riferimento alla migliore pratica manageriale internazionale, perché a pontificare sono buoni tutti.
È questo l’impegno che sviluppa e cementa la relazione di fiducia, che è il collante necessario quando si fa consulenza. Ripaga bene e dà grandi soddisfazioni, nel lungo periodo.